Descrizione Lavori

Consuelo Rodriguez: oltre il colore e il segno

Trieste

Pittura e poesia, azione e pensiero. Queste caratteristiche della personalità artistica di Consuelo Rodriguez viaggiano parallelamente portando a concretezza due sue necessità distinte: l'azione e la pacatezza meditativa. Come la calma, la riflessione, il passo lento caratterizzano le poesie, così la pittura è forte, densa e sofferta, dettata dall'urgenza ed espressa dal gesto.

Consuelo Rodriguez imprime su ogni tela una forza dirompente, espressa con una gestualità incisiva che cerca nel colore e nel segno la sua impronta. Strati sovrapposti di materia costruiscono per masse distinte piani da cui emergono, sottolineati da un segno potente, corpi che si muovono in uno spazio senza tempo. Sono figure di uomini e donne prive di ogni connotazione individuale, apparizioni fugaci di un pensiero o di un sogno. Figure che rendono visibile energia e movimento.

La sua pittura non è di facile definizione: essa infatti oscilla tra l'informale e il gestuale senza avere la presunzione di scegliere tra astratto e figurativo, anzi mescola i modi che abitualmente teniamo distinti. Dai fumosi fondi carichi di colore steso a pennellate larghe e decise, appaiono corpi che Consuelo

Rodriguez esplora e definisce con veloci segni a carboncino.

Nelle prove pittoriche, risalenti agli inizi degli anni 2000, il 2004 per la precisione, il segno le serve a trattenere il rapporto con l'identità delle figure: Samurai, La Papessa, L' Orientale racchiudono in sé il significato profondo del loro ruolo. Sono figure ieratiche scaturite dal fondo colorato e ben identificate nelle loro caratteristiche peculiari. Sono opere ancora descrittive che preludono alle soluzioni che a breve diventeranno la cifra autentica della sua pittura. Le figure sono tratteggiate da una griglia disegnata a carboncino, una sorta di cloisonnisme, che delinea e definisce i corpi, che li blocca e li mette in posa. I colori sono forti, e passano dalla gamma fredda del verde e del blu a quella calda dei rossi, arancio e gialli, cromie violente e decise che si accendono di luce sulla figura e digradano in toni più scuri sul fondo.

Ciò che muove la creatività di Consuelo Rodriguez è la necessità di ricercare nel suo pensiero le verità profonde dell'esistenza. "Ciò che mi preme è trovare l'anello di congiunzione tra l'armonia cosmica e il principio individuale", dice, "lo ricerco nella pittura e nella poesia. Passo attraverso il sentimento dell'amore", unico tramite per tirare le fila del teatro della vita, titolo che l'artista attribuisce al maturo ciclo del 2019-2020 di cui parleremo in seguito.

Seguendo il filo di questi pensieri l'artista abbandona gradatamente la griglia lineare delle prime prove per immergersi nel colore, spesso terroso, nel pigmento e nella materia, il disegno si scioglie e la forma si costituisce per masse. È un processo graduale, il segno denso e violento rimane ancora in Lilibet e L'attesa (2004), tele in cui i corpi richiamano la Dea Madre da cui ha origine tutto, mentre già in Adele Bloch (2004) di klimtiana memoria, sparisce lasciando spazio alle masse colorate. Le membra appaiono disarticolate, costruite per blocchi distinti, con un chiaro riferimento scultoreo; i colli allungati quasi fossero cigni disorientano e ci rimandano a un immaginario "primitivo". A seguire nascono opere come Conoscersi quanto? (2007), in cui due figure, un uomo e una donna, posti su due piani differenti sembrano porsi domande esistenziali su se stessi e sul loro rapporto con il  mondo. Oppure La femme folle (2007) e La femme fatale (2008), due figure femminili che si materializzano emergendo da un fondo fumoso, fiere del loro corpo sensuale, la cui sinuosità è sottolineata da accensioni luministiche nel primo caso e da dense pennellate rosa per il secondo.

Ormai la linea di contorno non è più funzionale alla costruzione delle figure, ma diventa complementare, una semplice sottolineatura. L'intera composizione è più sfumata ed evanescente, quasi le figure fossero un ricordo labile, ma presente, nella sua memoria.

Le tele dei primi anni '10 del 2000 raccontano della ricerca di identità e relazione con l'altro, titoli come Ritrovando sé (2010), Incontrando l'altra (2010), Abbandonarsi (2010) sono già indicativi delle diverse condizioni umane che l'artista vuole rappresentare. Per questo ci pare di vedere nelle figure femminili tanti autoritratti, rispecchianti varie fasi della vita dell'artista stessa, figure che non solo s'interrogano, ma che anelano a uscire dai canoni imposti per trovare quella libertà vista come meta. Esemplare in questo senso la grande tela Il traguardo (2008) in cui i corpi sembrano correre e protendersi verso una linea immaginaria. Qui le pennellate sono ancora più veloci e il dinamismo prende il sopravvento sulla fissità che aveva contraddistinto fino ad allora gran parte delle figure.

I toni sono i suoi preferiti, colori terrosi che coprono una gamma cromatica che va dalla terra di siena, all'ocra al bruno, con accensioni di luce calibrata, per dare maggiore incisività al corpo femminile in primo piano.

Impossibile capire Consuelo Rodriguez senza intendere che nel suo percorso ha voluto condurre una ricerca poetica sul sentimento umano, rappresentandolo in quei corpi che si dibattono in spazi ristretti. Leggerezza dell'essere (2009), Sensualità (2008), Ritrovando sé (2010), Complicità (2012) sono alcuni titoli che ci introducono al mondo poetico dell'artista che parallelamente scrive di amore, di coppia e complicità.

Molto interessanti appaiono alcune prove del 2014 Il Che, Natura morta e Dissolvenza giocate tutte tra il bianco, l'ocra e il nero. I titoli non hanno alcuna attinenza tra loro e dimostrano di essere tre opere totalmente autonome, accomunate dal tentativo di condurre entro uno spazio determinato, un quadrato, l'intera composizione. A guardare i tre dipinti, sembra che figure e oggetti stiano prendendo forma da un blocco di marmo o pietra, stiano animandosi seguendo quel principio di libertà seguito da Consuelo Rodriguez in ogni sua opera pittorica o poetica.

Quasi volesse confrontarsi con l'arte sorella, la scultura, Consuelo Rodriguez affronta via via, sempre su tele di grande formato, corpi di uomini e donne di dimensioni monumentali che occupano

Fintero spazio di rappresentazione. Non si distinguono i volti né vi è traccia identificativa. Tutto si svolge al di fuori di uno spazio e di un tempo determinato. La composizione deve narrare uno stato d'animo, deve coinvolgere emotivamente, deve raccontare dell'umanità.

Lavorare su tele così grandi presuppone uno sforzo mentale e fisico notevole, gli strati di pigmenti mischiati a materia sono stesi con pennelli larghi e spatole, con movimenti veloci e ampi, che seguono d'istinto quell'energia che scaturisce dal suo bisogno di esprimere le proprie emozioni sulla tela.

La sua è una gestualità istintiva, disciplinata solo dall'impiego di materiali diversi, che la obbligano a entrare in certi canoni precisi: l'uso delle sabbie e della polvere di quarzo le permettono di amplificare la percezione del magma da cui prendono forma i corpi. L'inserimento di stoffe di cotone o di garza, nel 2016, la allontanano dalla figurazione e la avvicinano all'astrazione: è solo la materia a offrire un riferimento alla realtà, in una composizione in cui non vi è più il corpo, ma l'idea di esso, parliamo del ciclo Le vesti color dell'anima: the space between. Sono opere meditate e mature in cui le vesti sembrano animarsi spinte da vibrazioni insite nella materia stessa. L'effetto è coinvolgente ed emozionante.

Una svolta arriva tra il 2019 e 2020 quando, abbandonato il colore, Consuelo Rodriguez, riprende in mano la matita e tratteggia quegli stessi corpi femminili e maschili su un fondo bianco. Qui la drammaticità si fa silenzio e dolore sordo. Le figure sono prive di testa, sono solo corpo. Sono maschere di una commedia, mettono in scena Theatre of life. In fondo, come diceva Mark Rothko i dipinti sono "opere teatrali" e le forme sono gli attori e le attrici. Nove opere tracciate a grafi-te. Nove figure non identificabili se non per un dettaglio o un amuleto che l'artista aggiunge alle tele: un ciondolo, un anello, un bastone, una cravatta, oggetti/simbolo che le protegge, le fortifica dall'esterno nel bene e nel male. Nove figure sedute, di schiena, di fronte, con le braccia conserte, abbandonate lungo i fianchi o dietro la testa. Uomini e donne impegnati a vivere.

Ancora un salto e sparisce anche il segno. La totalità di luce che è il bianco, annulla ogni aggancio con la realtà e avvicina l'artista a quell'altrove che le sue figure, i corpi, i suoi autoritratti hanno tanto cercato dibattendosi sulle tele. Ora appaiono solo increspature sulla tela bianca, curve sinuose scolpite mescolando materiali diversi: vecchie lenzuola, colle e gesso. Il ciclo è intitolato Alchemic Soul.

Ouci picchi e quegli anfratti sono la metafora della nostra vita con i suoi alti e bassi, le sue gioie e i suoi dolori, rappresentano le cadute e le risalite. Da una di queste opere un gruppo di ingegneri coordinati da Giuseppe Cautero dell'Instrumentation and Dectectors Lab di Elettra Sincrotrone ha indagato e misurato le relazioni numeriche di luci e ombre derivate dalla superficie variegata, per poi creare un software che traduce l'opera in emissioni acustiche, a loro volta tradotte in suoni dell'anima.

Consuelo Rodriguez dimostra di aver bisogno di uscire dalla figurazione per raggiungere un mondo

"minimal", come lo chiama, accedendo prepotentemente all'informale.

"Ho voluto soffermarmi su concetti come il superfluo (così presente nella nostra società) e l'essenziale" dice, poi spiega il procedimento impiegato: "dapprima ho usato la polvere di quarzo, i pigmenti e gli acrilici colorati, poi l'acqua corrente in tre diverse fasi. Lo scorrere dell'acqua a temperature diverse sulla tela provoca un'erosione sulle forme e sulla figurazione. Acqua per togliere, ridurre e semplificare per poter ritornare alle origini, all'essenza del vivere, cercando la sacralità del poco/tanto, trovando i propri luoghi dell'anima".

Invano cerchiamo segni e forme in Luogo dell'anima 1, 2, 3, (2021) e in Tierra 1, 2, 3, 4 (2022). Solo colore, che le permette di unirsi all'aria, al cielo e alla terra, senza intermediari. Sono le ultime prove.

Consuelo Rodriguez ha ripreso il pigmento. Forse la prossima ricerca le farà far pace con il genere umano? Riappariranno le sue formose e intriganti figure? Magari attraverso la scultura?

Certo è che il segno non lo dimentica mai realmente. Lungo tutto il suo percorso pittorico Consuelo Rodriguez ha accompagnato i cicli creativi con serie di disegni a matita su carta. Realizzate di getto hanno la freschezza dell'idea appena abbozzata, anzi della monade, l'unità prima da cui poi prende forma il pensiero. E proprio per questo mi piace considerarle opere finite in cui sono racchiusi, come in un bozzolo, tutti gli elementi che l'artista declinerà sulle sue tele.

 

Federica Luser, 2023

Le Vesti dell'Anima: the space between...

 

La sua pittura mescola al colore polvere di quarzo, sabbia, ossido di ferro, oro, lava, tessuti: in un'alchimia di materiali e gestualità dà forma e anima alle sue visioni interiori. Nelle sue opere immagini di corpi femminili e talvolta anche maschili paiono emergere dal profondo di una memoria lontana eppure fortemente presente, in un alternarsi di suggestioni diverse dove al sentimento si sovrappone il desiderio, al tormento la speranza, al dolore l'accettazione di sé. Ora Consuelo Rodriguez, pittrice, scultrice e poetessa triestina, in attesa di una borsa di studio che la porterà a lavorare a Pechino, si presenta con una nuova serie di dipinti nella mostra intitolata “Le vesti dell'anima: the space between...” che si inaugura alla Lux Art Gallery di via Rittmeyer, questa sera alle 18.30, con la presentazione di Darius Bork, direttore del Freies Museum di Berlino.

Formatasi alla Scuola Libera di Figura con il maestro Nino Perizi a Trieste, per poi approfondire la sua preparazione alla School of Visual Art a New York e all’Accademia d’Arte a Salisburgo con l'artista iperrealista spagnola I. Quintailla, con l’azionista viennese H. Nitsch, la Rodriguez ha avuto modo di sperimentare il proprio lavoro su grandi formati a Chicago con i Zhou Brothers.

Nell'esposizione che si sta per aprire oggi proprio i grandi formati appaiono rinnovati di un'inedita forza espressiva: una serie di tele nere viene a fare da introduzione a ciò che viene poi, smembrando, cancellando il ricordo del corpo per alludere invece alla veste: una veste che a sua volta intende riferirsi ad un'anima. Ritornano quindi i colori chiari, i bianchi già protagonisti di molti suoi lavori, mescolati a tessuti, reti, materia cromatica differente a conferire plasticità e profondità a qualcosa di invisibile e inafferrabile: “In queste ultime opere il mio interesse si è spostato sull'essenza umana, sull'anima. Ho voluto esprimere la sua impalpabilità ma anche i suoi colori, movimenti, diversità con l'immagine delle sue vesti - ci racconta Consuelo Rodriguez -. 'Lo spazio tra..' che è nel titolo della mostra, sta ad indicare quello spazio indefinibile che c'è all'interno di noi, fondamentale come il silenzio tra due note, che dà vita e che rende l'opera unica, in questo caso l'essere umano.” 

Accompagnano le opere alcuni versi di “ Tatoo”, la nuova raccolta di poesie dell'artista che verrà presentata in occasione del finissage lunedì 9 gennaio.

 

 

Franca Marri, 2016

Le Vesti dell’Anima: the space between…

 

 

Conosco l’artista Consuelo Rodriguez da circa due anni. Entrambi, allora, siamo stati invitati ad una degustazione di funghi e tartufi a Stridone da parte del gallerista Giorgio Parovel, nostro amico comune e siamo andati subito molto d’accordo.

Consuelo è una persona estremamente positiva e piena di gioia di vivere. Dal suo temperamento appassionato è possibile senz’altro riconoscere le sue origini spagnole, ma ella è pur sempre Italiana, elegante e nobile.

Questa fusione, tra le sue personalità, emerge anche attraverso la sua arte.

Nei suoi primi lavori si coglie chiaramente la natura selvaggia, grazie alla scelta dei colori ed al tratto del pennello, ma anche la sensibilità e l’elevatezza dal modo di delineare i volti.

Sin dal primo momento l’ho associata all’artista spagnolo contemporaneo Menendez-Rojas, oltre che all’italiano Modigliani, che sicuramente figura tra i grandi modelli della Rodriguez.

Non è mia intenzione, comunque, porre confronti nell’ambito della storia dell’arte, né etichettare.

Un tempo, i corpi delle sue figure erano espressi in forme barocche e con colori dalle tonalità terrose. Le sue attuali opere, invece, sono più astratte e più ridotte… potremmo anche dire più concentrate sull’essenzialità di forma, colore e composizione. È da considerare inoltre l’elemento legato alla matericità. I lavori sin dall’inizio han lasciato emergere una loro tridimensionalità. Nei suoi ultimi, di quest’anno, la Rodriguez va ancora oltre, arrivando a lavorare la materia quasi come in un collage, raggiungendo così una dimensione completamente nuova della profondità.

Le immagini arrivano ora quasi all’astrazione e le forme dei corpi si possono appena intuire, cosa che a mio avviso testimonia un’evoluzione artistica importante.

Penso che ogni quadro di questa serie si possa paragonare ad un prezioso solitario ed è così che ogni lavoro vien anche presentato nell’ambito della mostra.

Riduzione anziché pienezza, concentrazione anziché dispersione… L’evidenza della capacità espressiva e la libertà completa offerta all’immaginazione permettono all’osservatore di arrivare a proprie interpretazioni, motivo per cui l’artista stessa, in questa esposizione, rinuncia consapevolmente alla scelta di titoli.

 

Le immagini vengono accompagnate in forma testuale soltanto da alcuni versi della sua nuova raccolta di poesie, TATTOO, dando così al visitatore la possibilità di entrare più profondamente nel mondo dell’artista.

 

 

Darius Bork

Curatore

2016

CORPI IMMATERIALI PER UNA GERARCHIA PROFANA SULL'UMANITÀ 

 

 

La pittura di Consuelo Rodriguez si inserisce in un 'percorso aperto' nel quale il colore - ampiamente sfigurato dal segno perimetrante del carboncino - cerca di dare una risposta alle pienezze dei corpi/membra:  lo riscontriamo nelle sue opere.

Quasi sempre le tele dell'artista aprono ad una interessante soluzione sintetica del colore a monocromo. Infatti, ogni sua opera è segnata da un monocromo tonale di tipo scalare e che la caratterizza: SOGNO CONCRETO (2013) con terre bruciate; NON SENZA DI TE (2013) con il viola; ANIME IN COLORE (2013) con polveri di quarzo che ne esaltano l'ocra e l'arancio; INSIEME  NOI (2013) con un violento gioco di rossi violenti e velanti.

Una interessante ricerca figurativa, quella proposta da Rodriguez, che si orienta nel spiazzare l'ordinario modo di vedere, fruire ed esperenziare un 'qualsiasi corpo'.

Smaterializzando il corpo l'artista giunge, infatti, a due stadi di apprendimento e tracciamento; nel quale si può riscontrare una raffigurabilità che trova una dicotomia tra le sintesi: 'post costruttivista' (semplicità nelle forme) e 'post umanistica' (posture attoriali e sceniche)'.

Un contorsionismo centrifugo che di certo provoca onde campiturali, rotondità mascherate dall'idea di svuotare i tratti fisiognomici per creare automi, fantasmi, corpi liberi che devono solamente parlare, amare e sentire con una 'gestualità manierata soft'; erede, quest'ultima - a mio avviso - di una ricerca sul 'corpo immateriale' iniziata,  nella storiografia artistica Novecentesca, con due importanti figure: Egon Schile (1890-1918) con lo stile shieliano; Oskar Kokoschka (1886-1980) con il suo lirismo compositivo. 

Infine, Rodriguez, nega il volto ed i suoi tratti somatici: creando una 'gerarchia del profano' angeli che vivono in più tempi, dimensioni sovrapposte; tutti elementi che vanno oltre l'iconografia sacra generalmente riconosciuta.

Il suo linguaggio pittorico è un rituale con il quale l'artista sembra far risorgere la Venere di Willendorf ed altre figure angeliche e dionisiache per mezzo di una ricerca sull'astrazione antropomorfa; tutto questo per esprimere le lotte della vita, che gli esseri umani dividono tra il bene ed il male: funzione catartica della gioia e della sofferenza.

 

Gabriele Romeo

 

Venezia, li 26 marzo 2016

NON SENZA DI TE

 

Qualche artista possiede il dono di sapersi esprimere con le parole e con le immagini, esplicitando il pensiero sul duplice versante dell’ascolto e della visione. Consuelo Rodriguez fa parte di questa schiera e sa che le parole sono importanti per trasmettere un messaggio, ma sono le immagini che parlando agli occhi arrivano direttamente all’emozionalità. E tanto è pacata e “romantica” nelle sue poesie, tanto è forte, incisiva e istintiva nelle sue tele. Intitolandola “Non senza di te” la Rodriguez presenta una rassegna nella quale ha selezionato una trentina di quadri realizzati negli anni recenti e che propongono visioni che sono finestre sul mondo interiore, narrazioni visive per riflettere sui valori dell’esistenza e sull’importanza degli incontri. La scelta degli strumenti coloristici (sabbia, polvere di ferro e di quarzo, polvere vulcanica dell’Etna e vari acrilici e pigmenti) già anticipa il linguaggio espressivo della sua pittura: forte, gestuale e reso incisivo attraverso la stesura a spatola di varie stratificazioni coloristiche che si basano su una scala cromatica essenziale, che privilegia il rosso, l’ocra, il grigio e l’azzurro. I soggetti rappresentati sono sempre uomini e donne senza connotazioni, dotati di statuaria plasticità, fluttuanti nella campitura della tela quasi a voler sconfinare: le figure sono delineate attraverso i colori e l’apparente assenza del disegno preventivo conferisce quell’atmosfera onirica che fa sì che la riconoscibilità sia affidata a sottili allusioni emotive che nascono dall’ispirazione lirica dell’artista. Il tratto appare sempre melodico, anche se l’artista a volte interviene sulle sue apparizioni con contornature a gessetto per evidenziare l’intensità emozionale. Non c’è mai nessun riferimento ad oggetti che possano richiamare la quotidianità: la scena è affidata esclusivamente ai corpi che si muovono senza peso in uno spazio atemporale, con una vitalità che diviene gioco allusivo in una perfetta composizione dei piani e in un sapiente dosaggio dei chiari e scuri. L’attenzione dell’artista non è rivolta ai particolari e tantomeno alla verosimiglianza: si concentra sul gesto pittorico in sé, su quel scavare nella tela alla ricerca di memorie, equilibrando suggestione e narrazione, rivelandosi nel ritmo disegnistico che genera figure partendo dallo sfondo, prendendo forma per porsi e porre domande.

In una società (cosiddetta moderna) in rotta di collisione perché basata sull’uso distorto della razionalità, Consuelo Rodriguez trasforma il pensiero in gesto pittorico creando fotogrammi di sogni, proiezioni di riflessioni, sensazioni di coinvolgimento, spostando in avanti la linea dell’orizzonte che separa soggetto e oggetto, pensiero e azione: riconosce nel mistero e nella sensualità il ruolo di viatico affidabile per affrontare il percorso tortuoso della sensibilità, guardando a nuove porte che si aprono su mondi interiori e percorsi diversi che portano all’incontro tra anime che ripudiano la superficialità e la banalizzazione. Certo, la Rodriguez appare spiazzante, in parte sul piano intellettuale e in parte su quello emotivo, ma la sua arte ridà vita alle immagini del corpo che diventa sogno, dove l’anima sembra staccarsi dalla fisicità, prefigurando la possibilità che esista quel “doppio”, quel nostro doppio che vive una vita diversa da quella del corpo, ricordandoci come sia impossibile separare il mondo in soggetti e oggetti, allo stesso modo di come appare impossibile pervenire a descrizioni deterministiche della sensibilità. Nei mesi scorsi, dopo un viaggio in Germania, la Rodriguez aggiunge alla sua classica tavolozza l’oro e ribalta la proporzione delle opere, che abbandonano la preferenza verticale per l’impostazione orizzontale: un’ulteriore apertura, uno spalancarsi (sottolineato da filamenti rossi) su nuovi livelli di rottura con le costrizioni, conferendo visione alle sue esperienze di vita, là dove la tensione tra l’essere e l’esistere diventa punto di incontro ma anche di scontro tra due tensioni. Segnica e coloristica, l’espressività creativa rimane punto di incontro tra anime, percorso interiore che parte dalla femminilità metamorfica e si libera nel riconoscimento dell’amore e degli amori, dei messaggeri spirituali come dei maestri di vita, a volte ammalianti, altre volte severi, ma sempre fondamentali, da far esclamare - comunque - non senza di te, da cui il titolo della mostra.

 

Franco Rosso

Dicembre 2013

 

Anima in sogno

Una pittura forte, densa, sofferta è il principio della sua visione. 

Un percorso interiore iniziato da giovanissima che ha permesso a Consuelo Rodríguez di creare un linguaggio pensato e sentito che alterna la parola scritta calma e meditata, alla gestualità istintiva della pittura.


Il colore è il segno distintivo delle sue opere, steso a strati sovrapposti, a spatolate larghe, con una scelta di toni che via via passa dai bruni avvolgenti ai celesti, ai blu, ai rosa per tornare al calore e sensualitàdei rossi; quel colore di una densità inaudita e profonda conferisce ai dipinti quali La femme folle, 2007 o Sensualità del diavolo, 2007 un significato che va al di là del soggetto, non più modellatore di formema impasto che ci proietta nel mondo interiore di Consuelo Rodríguez.

 

Consuelo scava nella tela, come essa fosse la sua memoria, scava nel profondo del suo io per ritrovare le radici della propria emotività, alla ricerca di un ricordo. In questo modo, da quei fondi magmatici e corposi, a fatica prendono forma le figure, apparizioni da un altrove mai dimenticato, incerte e fumose sulle prime, ma sempre più evidenti quando l’artista interviene direttamente contornandole con il carboncino nero a sottolineare ancor di più l’intensità delle emozioni. 

 

Sono momenti di intima partecipazione in cui le figure appaiono bloccate in un attimo sospeso, in attesa di giudizio (Conoscersi quanto?, 2006; Il sospetto, 2007), oppure fotogrammi di un sogno, proiezioni d’intensi desideri come per Gli amanti, 2007, in cui la sensazione di coinvolgimento dei corpi e delle anime è totale e sottolineato ancor di più dalle spatolate di rosso carminio.Per lei uomini e donne sono senza connotazione, nunzi di un mondo immaginifico al confine tra la vita e la morte, latori di messaggi universali fondati su profonde verità.

I corpi non hanno peso, fluttuano, in uno spazio senza tempo, si allungano, si torcono, vivono.
Il segno è forte e a tratti violento ma le movenze rimangono armoniose, calme quasi i corpi si muovessero in un contesto senza gravità. E’ il pensiero che si concretizza in gesto pittorico.

 

Quando poi Consuelo Rodríguez toglie alle figure il contorno a carboncino e permette alla pittura di restare libera senza limiti e costrizioni grafiche allora c’è la svolta, un cambiamento importante, un passo verso la maturità pittorica.
E’ il gioco illusorio della compenetrazione dei piani, basato su una visione cromatica forte e decisa, che imprime dinamismo e movimento alle nuove composizioni, come in Voluttà, 2007 o Vento, 2007 o ancora La madre, 2007, che ci ricorda alcune soluzioni degli inizi del 1900 e per questo forse il più narrativo dei quadri esposti in questa personale.

 

In fuga, 2007 è forse il punto d’arrivo di questa nuova fase pittorica: i corpi ormai liberati da ogni costrizione sembrano lanciati verso lo spazio; la loro carica dinamica li spinge fuori dai limiti della tela, mentre l’uso sapiente dei chiaro-scuri dona alla composizione la giusta ed equilibrata compresenza di pieni e di vuoti; il corpo della donna, illuminato da dense pennellate bianche, appare deformato dalla corsa, mentre l’uomo rimasto in una zona d’ombra, sembra sfumare verso il fondo, come un ricordo che appare sempre più lontano. Non c’è bisogno di altro, ogni elemento è in armonia; nulla è lasciato al caso. Una pittura coinvolgente e affascinante che ammalia per la misura sapiente di piani, masse e luce che permettono a Consuelo Rodríguez di raggiungere il giusto equilibrio pittorico tra narrazione e suggestione.

 

La danza/la nostra danza/tra la vita e la morte/noi così in bilico/tra prigioni di ghiaccio e cancelli infuocati...

 

Così alcuni versi di una nuova poesia nata contemporaneamente alle ultime prove pittoriche diventano suggello dell’indissolubile legame tra pensiero e azione. 


Federica Luser

Settembre 2007